Il racconto del sabato

Ogni sabato, per una strana scommessa con me stesso, un esercizio difficile ma stimolante, provo a scrivere come se, dietro la mia spalla, ci fosse Woody.
Non Woody Allen nel senso stretto — quello è un talento inarrivabile — ma un’eco ironica e malinconica del suo sguardo. Quella voce sottile che sa raccontare la vita senza imbellettarla, mescolando battute taglienti e pensieri seri con la stessa leggerezza di un clarinetto.
È un gioco, ma anche un esercizio di libertà. Non cerco di imitarlo: mi piace camminare accanto alla sua ombra, provando a raccontare storie piccole, assurde, a volte tenere, a volte graffianti. Storie in cui spesso finisco dentro anch’io, insieme a un Woody immaginario che commenta, interrompe, suggerisce.
Scrivo per divertirmi. E se capita che qualcun altro si diverta a leggermi, tanto meglio.
Armando
15 Novembre 2025

Nietzsche in metropolitana

Io la metropolitana non l’ho mai capita. Scendi sottoterra di tua volontà, ti chiudi in un tubo con sconosciuti che sudano ansia, e lo chiami “mobilità sostenibile”. Ma è economica. E i giorni di pioggia ti ci spingono dentro come un proiettile umido. Quella mattina ero sulla banchina, odore di freni e cappotti bagnati. Il tabellone diceva: 3 minuti. In metro, tre minuti non sono tempo: sono una speranza teologica. Alle pareti i soliti manifesti: “DIVENTA LA VERSIONE MIGLIORE DI TE STESSO”, “SUPERA TE STESSO”, “VOGLIA DI VIVERE IN UNA CAPSULA”. Ho pensato: se Nietzsche avesse preso la metro, a questo punto avrebbe morsicato il binario.
8 Novembre 2025

Dialogo sull’ansia e altre forme di vita

Non ho mai amato Las Vegas. Mi avevano invitato a tenere una conferenza dal titolo “Come sopravvivere all’ansia in tempi di ottimismo forzato” — roba che fa sembrare i manuali di autoaiuto romanzi di guerra. Ho accettato per due motivi: uno, pagano; due, il buffet prometteva tre tipi di cheesecake.
1 Novembre 2025

Consegna a mano

Pioveva sottile. Non quella pioggia romantica da cinema francese. No, quella appiccicosa che si infila nei risvolti del cappotto. Il cinema sembrava un rifugio. Halloween, Bergman, silenzio: il mio piano perfetto. La sala era un circo gotico. Mantelli, maschere, sangue finto a ettolitri. Mi siedo. E poi vedo la falce.
25 Ottobre 2025

Che…?

La stazione di servizio sembrava un acquario senz’acqua: vetri sporchi, una pianta agonizzante, il sole che si divertiva a friggere le ombre. Io ero lì per gonfiare una ruota di pensieri, niente di grave, solo quella pressione bassa che viene quando leggi i giornali. Poi ho sentito il rumore. Non un rombo: una specie di tosse meccanica ostinata, come se un frigorifero avesse deciso di sognare l’oceano.
18 Ottobre 2025

Un pomeriggio con Groucho

Il portiere mi disse che il teatro era chiuso. Io dissi che anch’io, in fondo, ero chiuso, ma avevo la chiave sbagliata. Mi fece entrare lo stesso. Nel corridoio dei camerini, odore di cipria e sigaro, si sentiva una risata di metronomo: ta–ta–ta, come se l’orologio ridacchiasse. Bussai. La porta si aprì quel tanto che basta a far passare un sopracciglio. «Cercavo il signor Marx.» «Se cerchi il capitale, hai sbagliato secolo. Se cerchi Groucho, entra. Ma sappi che non accetto resi sulle delusioni.»
11 Ottobre 2025

Avvocato del diavolo

Il mio agente ha detto: “Oslo. Missione nobile.” Io: “Pagano?” Lui: “Sono nordici.” “E che devo fare?” “Perorare una causa impopolare con garbo. Vai lì e chiedi ai signori della Pace perché Rump non è il loro prescelto. Porti tre argomenti. Ti farai voler bene da nessuno. Perfetto per te.”
4 Ottobre 2025

Il ponte, la sciarpa e il selfie

Il mio agente mi ha mandato un messaggio con solo due parole: “tasse” e “cachet”. Ha aggiunto un’emoji col cappellino da festa, che ho letto come: “non è arte, ma paga l’idraulico”. L’accordo era semplice: un politico italiano — famoso in Italia, praticamente anonimo altrove — desiderava un’intervista con me. Niente televisione, niente giornali. Voleva pubblicarla sui suoi social, insieme a un selfie “storico” con Woody. Io dovevo fare domande serie su tre temi “di fondo”: i ponti, il Milan, i selfie. In questo ordine, come se fossero i tre atti di una tragedia o tre portate di un fast food.
27 Settembre 2025

Quando sostituii mio cugino Isaac alle scale mobili (e al teleprompter) dell’ONU

Il giorno in cui ho sostituito mio cugino Isaac alle scale mobili e al teleprompter dell’ONU ho visto come un secondo possa cambiare la temperatura di un discorso: scala ferma, prompter in freeze e un “big trouble” che fa il giro del mondo.