

Che cosa succede quando un euro di utile non va al dividendo ma torna nel quartiere, nella scuola, nel lavoro di chi fa più fatica?
La cooperazione sociale è un dispositivo che trasforma margini economici in beni relazionali durevoli. Non beneficenza: ingegneria istituzionale.
Le prime reti di mutuo soccorso nascono dove lo Stato non arriva: confraternite, monti frumentari, casse rurali. Regole semplici: un socio, un voto; ristorno ai soci; riserve indivisibili. È l’idea che il valore non stia solo nella merce, ma nella relazione che consente di produrla senza bruciare la comunità.
Nel Novecento italiano il mutualismo diventa infrastruttura: cooperative agricole, di consumo, di lavoro. Dopo gli anni Ottanta, l’intuizione decisiva: organizzare servizi alla persona e inclusione lavorativa con forma cooperativa. La legge 381/1991 riconosce due tipologie: A (servizi socio-sanitari ed educativi) e B (inserimento lavorativo di persone svantaggiate). Il punto non è “fare del bene”, ma costruire organizzazioni dove l’equilibrio economico serve una funzione pubblica: cura, educazione, dignità del lavoro.
La cooperazione sociale è una costellazione: asili nido che salvano turni familiari, laboratori che rimettono in circolo competenze, imprese che rigenerano beni confiscati e li restituiscono al quartiere con lavoro e cultura. In montagna riapre il bar-bottega della frazione; in periferia si ricuce la filiera del cibo; nei paesi si attivano comunità energetiche dove il risparmio di bolletta finanzia borse studio o trasporto solidale. Il profitto diventa linguaggio per fare legami.
Perché funziona, quando funziona.
“Piccole, fragili, dipendenti dagli appalti.” “Ogni tanto emergono pseudo-cooperative che sfruttano.” “Innovano poco.”
Sono rischi reali. Le contromisure: trasparenza su bilanci e impatto; contratti di rete per massa critica; formazione continua; governance aperta anche a utenti e lavoratori; clausole sociali serie negli affidamenti; revisione cooperativa che funzioni davvero. Non è un vaccino totale, ma è un sistema immunitario migliore.
Tre differenze operative.
Se vogliamo misurare la cooperazione sociale, contiamo: ore di autonomia guadagnate, abbandoni scolastici evitati, rientri nel lavoro stabile, quartieri che raddoppiano le occasioni di incontro. È qui che l’utile cambia natura: da cifra a legame. Il resto è contabilità.
Armando.