Buchmesse – Manuale di sopravvivenza per visitatori esigenti.

Bambini dopo la guerra: come non lasciarli alla vendetta
15 Ottobre 2025
Buchmesse – Libertà e censura
17 Ottobre 2025
Terza pagina · 15 Ottobre 2025 · ⏱ 5 min · ~1044 parole

Si arriva in fiera e l’aria vibra come in una stazione. Lingue che si incrociano, badge che luccicano, appuntamenti che si rincorrono. La domanda è semplice: cosa ci faccio qui, oggi? La risposta non è “vedere tutto”. È ascoltare bene e tornare a casa con tre idee chiare.

La Buchmesse di quest’anno ha un asse netto: libertà di espressione sotto pressione e il salto dell’editoria verso schermi e audio. Non è un talk-show: è un mercato che osserva il mondo e decide dove mettere lavoro, soldi, tempo. Il resto è rumore di fondo.

Comincia dal luogo giusto: Spazio Italia. Non per patriottismo, ma per orientarti. Lì trovi il termometro del nostro settore e un elenco di chi c’è davvero sul pezzo: grandi gruppi, indipendenti, illustrati, scolastica. Fatti dire due titoli che stanno vendendo forte in diritti, due che cercano partner. Ascolta più che parlare. Prendi nomi, non gadget.

Poi vai dove il cuore batte: il Center Stage. Quest’anno la parola non è comoda. Si discute di guerre, censure, minacce ai libri nelle scuole; si discute anche di intelligenza artificiale e lavoro creativo. Non serve essere d’accordo con tutti. Serve tornare con un dubbio ben piantato: come proteggiamo il pensiero lungo in un tempo corto? Se una sola frase ti rimane addosso, hai già fatto metà del viaggio.

Se lavori con immagini, cinema o documentario, la tua terza tappa è naturale: Book-to-Screen. È il corridoio dove un’idea di carta trova chi la porta in serie, docu, podcast narrativi. Non chiedere “mi comprate questo?”. Chiedi “che tipo di storie state cercando? quali durata? quali vincoli legali sui diritti di archivio?”. Esci con un calendario e due follow-up concreti, non con una foto social.

La sezione kids/YA è più seria di quanto sembri. Qui vedi il futuro della lettura, nel bene e nel male. Libri per un mondo fragile: guerra, clima, identità. Non si tratta di imporre risposte, ma di offrire strumenti. Guardando una tavola ben costruita capisci come si parla ai ragazzi senza parlare “ai piccoli”. Porta a casa un criterio: che cosa rende un libro per ragazzi necessario nel 2025? Se non lo sai dire in dieci parole, non è quel libro.

E l’Italia? Siamo presenti e variegati. Gruppi forti, marchi d’arte e non-fiction, illustrati solidi, una costellazione di indipendenti che fa scouting e rischia. In fiera contano tre qualità: affidabilità, chiarezza di catalogo, capacità di coedizione. Ti accorgi subito chi crede nei propri libri perché li sa raccontare in due minuti, con target, tirature, territori. Non l’innamoramento, il mestiere.

Metodo di sopravvivenza, che è poi un metodo di lavoro. Tre blocchi da novanta minuti, divisi così: osservazione (panel o palco), conversazioni brevi (due o tre incontri fissati), sintesi a caldo (mezz’ora seduto in un angolo, telefono in modalità aereo, note scritte). Ripeti due volte e la giornata è piena, senza sfaceli. Scarpe comode, acqua, un panino prima dell’onda di mezzogiorno. Le file passano, il tempo che butti non torna.

Obiezione classica: “È tutto commerciale”. Sì, è un mercato. Ed è esattamente il punto: vedere come le idee diventano catene logistiche, contratti, traduzioni, festival. Chi sta in fiera senza cinismo né ingenuità impara più in due giorni che in un semestre di convegni. Perché qui il discorso è concreto: prezzi, territori, anticipo, stampa. E il pudore delle cose fatte bene.

Seconda obiezione: “L’inglese mi limita”. Non fare dell’inglese un alibi. Si può chiedere di parlare piano, si possono fare mail di follow-up ben scritte, si può venire con un socio più fluente. Quel che non puoi esternalizzare è la tua idea. Quella la devi tenere in mano tu, con una frase-leader e tre righe di contesto.

Terza obiezione: “Io non compro diritti”. Forse li venderai. O forse capirai come impacchettare una collana perché qualcuno, altrove, possa comprarla. Anche solo guardare come allestiscono i tavoli, come impilano i libri, che formati scelgono per i cataloghi, è una scuola. Il mestiere si ruba con gli occhi.

Se vieni da visitatore curioso, fai così. Primo: scegli un tema personale. Libertà di stampa? Storie vere che diventano serie? Illustrazione e scuola? Con quello filtri il rumore. Secondo: punta a tre persone da incontrare, non trenta. Terzo: chiudi la giornata con un gesto concreto. Una lista “da fare entro una settimana”: due mail, un pitch di dieci righe, una proposta di collaborazione. Senza quell’ultimo passo, la fiera rimane un ricordo brillante e inutile.

E adesso il pezzo non scritto, quello che nessun programma racconta. La Buchmesse, ogni anno, ti chiede di scegliere da che parte stare: dalla parte di chi difende il diritto di leggere tutto, o dalla parte di chi tollera che qualcun altro scelga per te. Non è retorica. È lavoro culturale. Chi fa libri, chi fa scuola, chi fa giornalismo, oggi porta una responsabilità che non si delega agli algoritmi né ai ministeri. Si porta in spalla, con fatica e fierezza.

Se passi allo Spazio Italia, ascolta cosa cercano editor e agenti: saperi chiari, storie ancorate alla realtà, progetti che non scambiano la complessità per confusione. Se ti siedi al Center Stage, guardati intorno: la mappa del mondo sta lì, nelle facce, nei taccuini, negli accenti. Se entri nell’area book-to-screen, ricordati che uno schermo amplifica ma anche semplifica: tocca a noi tenere il livello alto. E nella sezione kids, prendi sul serio i bambini. Loro capiscono tutto, soprattutto quando gli adulti si raccontano fiabe per non guardare in faccia i problemi.

Tornerai stanco e leggero, come dopo una lunga nuotata. Con una cartella piena di biglietti – bene – ma soprattutto con un’idea in più su chi vuoi essere, qui dentro. Il lavoro culturale non è un hobby nobile: è un mestiere che si impara facendo, giorno dopo giorno, fiera dopo fiera. Francoforte serve a questo: a ricordarti perché hai iniziato.

Noi ci saremo, per raccogliere voci e storie e poi lavorarle con calma. Nei prossimi giorni metteremo in fila i temi forti di questa edizione e li apriremo in articoli tematici: libertà e censura; AI e diritti; scuola e libri illustrati; carta che diventa schermo senza perdere l’anima. Niente fuochi d’artificio, solo il necessario. Ci vediamo tra gli stand.