Transformative Experience – ARTISSIMA 2022

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Transformative Experience – ARTISSIMA 2022

Transformative Experience – ARTISSIMA 2022

Dal 4 al 6 novembre all’Oval Lingotto Fiere di Torino si è tenuta Artissima, fiera internazionale d’Arte contemporanea. Appuntamento sempre atteso che si distingue ogni volta e che è punto di riferimento grazie al suo approccio al contemporaneo, all’innovazione e alla sperimentazione.

Il tema scelto per l’edizione 2022 è “Transformative Experience” un concetto elaborato dalla filosofa americana Laurie Anne Paul. Si analizza il processo decisionale in circostanze in cui una delle possibili opzioni offre un’esperienza radicalmente nuova … Le esperienze illustrate sono quelle capaci di mutare la nostra persona segnando un passaggio radicale nella propria vita. Esse ci pongono di fronte all’irriducibilità dell’ignoto. L’arte è infatti da annoverare tra le esperienze personalmente performative perché chi frequenta l’arte è già abituato a frequentare l’ignoto. Idealmente l’intera fiera dovrebbe essere appunto un’esperienza trasformativa.

Tra le opere di maggior interesse e che hanno rappresentato al meglio questo processo sono state realizzate dalla neozelandese Kate Newby, che vive e lavora in Texas. Con l’opera “Close in good, 2022” l’artista vince la tredicesima edizione del Premio Ettore e Ines Fico, riconoscimento promosso da Mef – Museo Ettore Fico di Torino e volto a valorizzare il lavoro di giovani artisti. L’opera è stata premiata per la scelta creativa e la ricerca materica. L’artista di installazioni ha incuriosito il pubblico grazie al sapiente uso di materiali misti, ceramica, vetro e minerali, assemblati in base al sito e all’ambientazione con equilibrio e armonia compositivi. Studia lo spazio, i volumi, la consistenza dei materiali, dove disporli e come unirli in modo che risulti un unicum ben definito. Kate Newby parla spesso del suo lavoro in termini di «cura» infatti cerca di ripristinare e ristabilire i legami di parentela tra gli oggetti più banali e i fenomeni materiali, troppo spesso trascurati, che ne sono alla base. Utilizzando metodi capaci di interagire con l’opera nel momento stesso del suo processo produttivo, l’artista presta attenzione tanto alle possibilità di un materiale durante il suo ciclo di vita quanto ai rischi della sua fabbricazione. Introducendo simbioticamente quelle che lei chiama «informazioni», incorpora elementi del suo ambiente naturale e artificiale nel processo di produzione per creare opere che si iscrivono in un tempo e in un luogo specifici.

In mostra ad Artissima sono esposte opere che l’artista ha realizzato in contesti diversi in collaborazione con due ateliers di produzione: Craft a Limoges e les ateliers Loire a Chartres. L’opera al suolo si intitola «it makes my day so much better if i speak to all of you» (parlare con tutti voi rende la mia giornata migliore) ed é stata prodotta per la mostra «Réclamer la terre» che si é tenuta al Palais de Tokyo a Parigi la primavera scorsa. Si tratta di circa quattromila piccoli pezzi di porcellana in cui Newby ha inserito, prima della cottura, dei resti di vetro rotto raccolti per le strade di Parigi prima della mostra. La porcellana é modellata nel palmo della mano dell’artista che diventa strumento e stampo. La relazione tra il corpo di Kate e la materia stabilisce un legame tra il gesto, l’impronta ed il processo di produzione che ne risulta. In continuo divenire il lavoro dell’artista si avvale del « savoir-faire » degli artigiani con cui collabora e spinge sempre un po’ oltre i limiti della sperimentazione tecnica. L’aspetto proliferante dell’opera le conferisce un apparenza monumentale, tuttavia ogni singolo elemento misura pochi centimetri ed é il risultato di diverse fasi che coinvolgono nella scultura la comunità di persone impegnate alla realizzazione dell’opera, dal semplice gesto della raccolta del vetro all’uscita dal forno di cottura, all’imballaggio e all’installazione.

L’altra opera presentata s’intitola « Close is Good » (Vicino é buono). Si tratta di una lastra di vetro realizzata in collaborazione con dei maestri vetrai a Chartres, la capitale francese delle vetrate colorate. Per questo progetto Kate Newby ha chiesto di poter inscrivere parti del suo corpo (dita delle mani e avanbraccio) nel vetro. Il risultato é non soltanto un gesto artistico di grande sensibilità ma anche un’impresa tecnica mai realizzata prima. Attraverso la sua purezza e trasparenza la lastra registra nella materia i gesti primitivi del corpo dell’artista.

In questa edizione sono stati pienamente raggiunti gli obiettivi prefissati e l’impegno per l’arte è stato rafforzato. Non sono mancate qualità e prestigio qualità che possiede anche Luigi Fassi, il nuovo direttore della ventinovesiama edizione.

Silvia Ceffa

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