Le ultime foto di una ragazza polacca quattordicenne ad Auschwitz spezzano il cuore e scuotono le nostre coscienze, ricordandoci che l’Olocausto non è iniziato con le uccisioni di massa. È iniziato con la retorica dell’odio.

L’artista digitale Marina Amaral ha colorizzato le ultime immagini di una ragazza polacca di 14 anni, deportata adAuschwitz. Respirando la vita nelle immagini in bianco e nero, Amaral è riuscito a enfatizzare visivamente il tragico passato di Czeslawa Kwoka. “È stato molto difficile guardarla in faccia per così tanti minuti sapendo cosa le è successo”, ha detto Amaral. “Volevo dare a Czeslawa l’opportunità di raccontare la sua storia, che è [anche] la storia di tante altre vittime”. “È molto più facile relazionarsi con queste persone una volta che le vediamo a colori. Capiamo quello che lei e milioni di altri hanno vissuto meglio una volta che vediamo i suoi lividi, il taglio sul labbro e il sangue rosso sul suo viso. L’Olocausto non è iniziato con le uccisioni di massa. È iniziato con la retorica dell’odio “. In origine, le immagini erano state scattate da Wilhelm Brasse, meglio noto come “il famoso fotografo del campo di concentramento di Auschwitz”, che fu anche prigioniero durante la seconda guerra mondiale. “Ricordo distintamente [l’immagine] di questa particolare detenuta”, ha detto in un’intervista. “È perché sembrava così giovane, così disarmante da ragazzina.” Quando arrivò al campo, non riuscì a capire cosa le stava dicendo. “Così una donna Kapo (un sorvegliante di prigionieri) prese un bastone e la colpì sul viso. Questa donna tedesca stava solo scaricando la sua rabbia sulla ragazza. Una ragazza così bella, così innocente. Ha pianto ma non ha potuto fare nulla. Prima che la foto fosse scattata, la ragazza si asciugò le lacrime e il sangue dal taglio sul labbro. Per dirti la verità, mi sentivo come se stessi venendo colpito, ma non potevo interferire. Sarebbe stato fatale per me.